Il reality show è morto, il Grande Fratello (forse) no. Purché sia VIP

Si è conclusa la prima edizione del Grande Fratello Vip, che ha visto trionfare Alessia Macari, la Ciociara di Avanti Un Altro. La versione Celebrity del reality show più longevo al mondo ha catturato l’attenzione, nel bene e nel male, del pubblico televisivo, del Web e dei social, ridando lustro a un genere ormai usurato. Inoltre, l’ultima puntata ha totalizzato il 26,4% di share, pari a 5 milioni di telespettatori.
A fronte di questi risultati, vien da chiedersi: il reality show gode di buona salute? La risposta è no. Nel lontano 2000 il Grande Fratello ha fatto irruzione nelle case dei telespettatori, cambiando per sempre la storia della TV e dando vita a innumerevoli spin-off, generi, sfumature, che oggi sopravvivono sotto altri nomi, due su tutti: talent e cooking show. Il reality propriamente inteso, infatti, è stato sfruttato, raschiato, usurato al punto che anche i telespettatori più fedeli, a un certo punto, hanno detto basta.
Cambiamento di gusti andato di pari passo con la scomparsa della TV ‘urlata’: per più di un decennio abbiamo sopportato liti, risse, urla a qualsiasi ora e in qualsiasi programma TV, obbligando il telespettatore a una abbuffata di scontri, spalmati su tutto il palinsesto. Risultato? Effetto saturazione.
Del cambiamento ne ha risentito ovviamente anche il padre di tutti i reality che, da catalizzatore, si è trasformato, edizione dopo edizione, in circo mediatico che vedeva alternarsi 20-25 sconosciuti a stagione, tutti destinati inesorabilmente all’oblio.
A fonte di queste considerazioni, quando Mediaset ha annunciato lo stop del Grande Fratello tradizionale per lasciare spazio al GF VIP, all’edizione ‘celebrity’ e, quindi, già per questo patinata, gli scettici erano in numero maggiore dei persuasi e il rischio noia era dietro l’angolo; ma si sono dovuti ricredere. Il Grande Fratello è vivo e vegeto, o meglio: questo Grande Fratello è vivo e vegeto. L’idea di proporre la versione VIP era l’unica percorribile e si è rivelata vincente.
Grazie a una sapiente scrittura autorale e a qualche colpo di scena, difficile ma fondamentale per movimentare e regalare ritmo al programma, il GF Vip è riuscito ad affermarsi nel prime time del lunedì sera e non solo. Merito, appunto, di chi lavora dietro le quinte, ma anche del cast: vip, più o meno conosciuti, che hanno mostrato il meglio e il peggio di sé, non senza commettere qualche passo falso; la squalifica di Clemente Russo e le confessioni di Stefano Bettarini, del resto, insegnano.
Vip, dicevamo, che hanno interpretato il ruolo già conosciuto al grande pubblico, dimenticando talvolta di dover essere se stessi, con il risultato che chi non ha avanzato pretese di alcun tipo è riuscito ad accaparrarsi un posto in finale; chi, invece, ha puntato tutto su guizzi e velleità è stato punito.
Il GF VIP viene vinto, dunque, da Alessia Macari, la Ciociara di Avanti Un Altro, praticamente semisconosciuta fino a un secondo prima del suo ingresso nella casa di Cinecittà. Viene da chiedersi, infatti, perché il pubblico non abbia premiato i baci stellari di Valeria Marini, gli stacchetti di Antonella Mosetti o le esterne di Andrea Damante. La risposta appare evidente: i telespettatori premiano i più defilati.
Per quanto riguarda il programma in sé, va dato atto a Canale 5 di aver saputo rispolverare un genere stantio, usurato, vecchio, proposto e riproposto in mille salse che, se non avesse coinvolto personaggi famosi, non avrebbe appassionato, in alcun modo, il pubblico. L’effetto curiosità verso il privato del VIP di turno è insito nel telespettatore, quello che va creata, invece, è l’affezione dello stesso alle vicende della Casa.
Salvo qualche sbavatura trash durante la finale (ad esempio, il balletto di Mariana Rodriguez e la lite tra Andrea Damante e Stefano Bettarini), le otto puntate del GF VIP sono state, nel complesso, abbastanza veloci e piacevoli, nonostante le difficoltà iniziali che hanno rischiato di minare la stabilità dello show (leggi Clemente Russo, Stefano Bettarini, Pamela Prati).
I personaggi considerati forti sin dall’inizio hanno contribuito da soli alla propria eliminazione, bruciando – come nel caso della Prati – un’opportunità, l’opportunità di ritornare in auge, che la partecipazione a un reality show consente.
Forse i personaggi “forti” appartenenti a un’epoca – e a una TV – passata, dovrebbero capire che i tempi cambiano e che, a volte, non basta apparire per essere premiati dal pubblico. Lo stesso pubblico che, se capisce di avere davanti il personaggio e non la persona, diventa implacabile.
E se è vero che “Al Grande Fratello Vip vince la persona e non il personaggio”, come ha affermato Alfonso Signorini subito dopo l’eliminazione di Valeria Marini, terza classificata, è anche vero che i meno noti del cast hanno saputo dare il meglio – e anche il meno – di sé, in questo caso mossa vincente per non incappare nei passi falsi che hanno decretato la sconfitta di tutti gli altri concorrenti. Strategia semplice, persino ingenua, ma che alla fine si è rivelata la più sensata.
Nonostante il successo del GF, però, se Canale 5 dovesse proporre la quindicesima edizione del Grande Fratello, i numeri cambierebbero e crollerebbero inesorabilmente. Allora, se i VIP non sono amati e i NIP non interessano (più), qual è la via da percorrere?
Dopo 15 edizioni non è azzardato affermare che il reality show, propriamente inteso, è morto. Il pubblico conosce le dinamiche ed è in grado di prevedere scalette e risultati. Allo stesso tempo, però, l’effetto voyeurismo stenta a spegnersi e, checché se ne dica, ci sarà sempre qualcuno disposto a “spiare”, “sbirciare”, “osservare” un VIP non solo nella puntata settimanale, ma anche durante le infinite dirette su Mediaset Extra.
Dopo la conclusione del Grande Fratello Vip, dunque, la soluzione percorribile da Canale 5 appare solo una: mettersi al lavoro per la seconda edizione del GF versione Celebrity, evitando furbescamente di proporre concorrenti anonimi e, allo stesso tempo, di tornare alle origini con 20 sconosciuti rinchiusi in una casa, simbolo di un’epoca televisiva finita da anni che non ritornerà. Farebbe bene agli ascolti di rete e farebbe bene ai telespettatori.