Sformat di Mariano Sabatini – Papa Francesco non collaborò con la dittatura, lo dice la Bbc

Da ieri sera, con l’attesa fumata bianca e la formulazione celeberrima dell’habemus papam, Roma e il mondo hanno un nuovo pontefice. È l’argentino, di origini italiane, Jorge Mario Bergoglio, che ha scelto il nome evocativo di Francesco. Lo spettacolo, che ha avuto culmine nell’apparizione di sua santità dal balcone sul colonnato di San Pietro, si è svolto davanti alle telecamere di tutto il mondo. Al solito, con una copertura giornalistica senza pari; perché se tutto quanto avviene nel piccolo stato vaticano attira l’attenzione, l’elezione del nuovo papa, con il suo ritualismo carico di simboli e capacità di fascinazione, determina curiosità spasmodica in cattolici e no.
Solo in virtù di una simile potenza carismatica, e nonostante ciò sorprendente per semplicità e immediatezza, il nuovo papa ha potuto scegliere di far fermare il pianeta, anche solo per qualche manciata di secondi. Con un gesto del tutto inedito, ha chinato il capo per accogliere la preghiera dei fedeli che saturavano la piazza della più importante basilica della cattolicità. Prima e dopo ha pronunciato poche parole, fuori dalle formule brevettate, che hanno dato di lui l’impressione di un parroco buono. Come lo fu Giovanni XXIII, simile a Bergoglio nel fisico e nella cadenza vocale. Altra grande innovazione – degna conclusione di un conclave mediatico con passaggi molto simili a un reality show (è mancato solo il televoto) – è stata la concessione dell’indulgenza plenaria tramite benedizione estesa a chi seguiva tramite i nuovi media.
Mentre Bruno Vespa su Raiuno e Daria Bignardi a La7 allestivano i loro speciali di prima serata per le impressioni a caldo, i social network, come prevedibile, pullulavano di commenti. Si diffondevano le voci di un presunto collaborazionismo dell’alto prelato Bergoglio con la dittatura argentina. Per fortuna, come la giornalista Silvina Perez ha ricordato oggi al Tg Cronache con Anna Caterina Bizzarri su La7, non esistono responsabilità presunte in Argentina ma solo responsabilità processuali. E ci ha pensato Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la pace nel 1980, a fugare ogni dubbio in un’intervista con la Bbc inglese: “Non c’è alcun legame tra Bergoglio e la dittatura che imperversò dal 1976 al 1983”, ha affermato il connazionale del papa. Possiamo tirare un sospiro di sollievo e compiacerci per la scelta di quella croce di ferro, o di legno, al posto di quella d’oro. Qualcosa comincia a cambiare.